La fattoria di Ramarella entra nell’Associazione nazionale di bioagricoltura sociale. Un progetto che coinvolge tre attività agricole e 27 persone fragili
Il Valdarno guarda alla Sicilia: incontro tra la cooperativa sociale Koinè e le Fattorie sociali siciliane. Il denominatore comune è l’Associazione nazionale di bioagricoltura sociale il cui obiettivo è costruire comunità inclusive che favoriscano il rapporto e il rispetto per l’uomo e l’ambiente.
Il progetto messo a punto da Koinè prevede 5 laboratori di formazione e sperimentazione nelle attività dell’agricoltura presso tre aziende che hanno vocazioni e strutturazioni differenti. La prima è la fattoria sociale di Ramarella (Laterina Pergine Valdarno): orto e carbonaia. La seconda è la cooperativa agricola di Paterna (Terranuova Bracciolini): vigne e olive. La terza è l’azienda agricola di Riofi: laboratorio grani antichi.
I progetti coinvolgeranno 5 persone affette da sindrome di Down o disturbi dello spettro autistico di età inferiore a 40 anni; 11 persone svantaggiate con meno di 40 anni e altre 11 con più di questa età e con una prospettiva occupazionale.
“Questo progetto – commenta Paolo Peruzzi, Direttore di Koinè – punta ad accrescere il grado di coesione sociale dei territori e a favorire la diversificazione dell’attività agricola, la multifunzionalità in agricoltura, la messa in rete di imprese del territorio anche con altri soggetti della società locale. Infine intendiamo creare nuove attività e servizi capaci di costituirsi come progetti d’impresa, rispondere ai nuovi bisogni sociali presenti nei territori e, nel contempo, di generare concrete opportunità di inclusione lavorativa e sociale di soggetti svantaggiati”.
Un progetto che è nato sulla scia della fattoria di Ramarella: “Questa – spiega Sauro Testi, responsabile del progetto – è una fattoria di agricoltura sociale attivata dalla cooperativa sociale Koinè in collaborazione con il Comune di Laterina Pergine Valdarno, la Conferenza dei Sindaci Zonale, il DSM di Zona della Usl Toscana Sud Est. Ramarella rappresenta una risposta nuova al bisogno di incrementare e differenziare i contesti abilitanti a favore di persone in carico ai servizi pubblici della salute mentale. La parola chiave è recovery: viene usata in qualsiasi sfera della vita, dove sia presente una perdita, per indicare una ripresa. E’ un processo di cambiamento attraverso il quale l’individuo migliora, con la consapevolezza della propria salute e con l’assunzione di responsabilità sulla propria vita e sulla possibilità di essere in equilibrio e realizzato a livello individuale e sociale. E’ un processo all’interno del quale la persona con problemi di salute mentale diventa incrementalmente protagonista attiva di scelte e percorsi di vita”.
Un’attività condivisa con l’Usl Toscana Sud Est e con particolare con il Dipartimento di salute mentale diretto da Giuseppe Cardamone: “siamo di fronte ad un’attività fortemente innovativa nel campo della salute mentale. Promuove e valorizza il territorio fondandosi su alcuni assi: l’associazionismo, la formazione e l’inserimento lavorativo in una dimensione etica. Valorizza persone che hanno problemi di fragilità e promuove una rete di scambio e collegamento con obiettivi comuni per associazioni, azienda sanitaria, amministrazioni locali, cooperative agricole e imprese private”.
Un progetto che adesso entra in una rete nazionale, quella dell’Associazione nazionale bioagricoltura sociale. Salvatore Cacciola, Presidente delle fattorie Sociali Siciliane, si è incontrato ad Arezzo con Testi, Peruzzi e Cardamone ed ha visitato Ramarella: “l’associazione intende animare la riflessione sia sulle potenzialità che sui limiti dell’agricoltura sociale e vuol sviluppare una collaborazione con i movimenti e le organizzazioni che promuovono la cultura dei diritti e della lotta all’esclusione sociale. Gli altri obiettivi sono il consolidamento della collaborazione tra le nostre cooperative e favorire l’accesso dei giovani all’agricoltura”.