Lo spettacolo teatrale dei ragazzi che frequentano i servizi socio riabilitativi
Il teatro fa bene alla salute. Anche quella mentale. Lo spettacolo “Ho intravisto l’unicorno” andrà in scena venerdì 13 aprile presso parrocchia Sant’Andrea di Montevarchi. E’ lo spettacolo teatrale che conclude il laboratorio teatrale annuale del gruppo degli adolescenti in carico al servizio di socio riabilitazione psichiatrica del Valdarno e che fanno parte della compagnia teatrale I Giocarelloni, compagnia promossa dall’associazione Aldebaran.
“L’attività di teatro – ricorda la cooperativa sociale Koinè – è nata nel 1999 da un’idea delle persone che frequentavano il Centro Diurno e dagli operatori. Nel corso degli anni si è evoluta e nel 2003 è stata creato la compagnia teatrale I Giocarelloni con laboratori aperti a tutti i cittadini. Tre anni dopo Aldebaran ha allargato le attività al territorio, dando all’associazione un’identità propria e non necessariamente collegata al servizio di salute mentale. Nel 2014, infine, l’attività di teatro è raddoppiata per rispondere all’interesse di persone in carico al servizio con età diverse. Attività teatrale per adulti il martedì e per adolescenti il mercoledì”.
Due, quindi, gli appuntamenti nel ciclo di iniziative che Koinè e Usl Toscana sud est hanno programmato e dedicato alla 180 e alla salute mentale. Il 13 aprile “Ho intravisto l’unicorno” e il 2 e il 3 maggio “Leggero come…”. Il primo ha per protagonisti gli adolescenti, il secondo gli adulti.
Il nome dello spettacolo del 13 aprile nasce dal fatto che “l’unicorno è stata una delle prime parole pronunciate e una delle prime immagini evocate all’inizio degli incontri di teatro. L’unicorno, nascosto e misterioso, si è fatto intravedere come simbolo della ricerca di premura e di amore ed ha accompagnato il nostro lavoro teatrale”.
Quanto allo spettacolo, questo “non privilegia forme stereotipate di teatro ma favorisce, attraverso un ascolto autentico, libero da pregiudizi, la possibilità di riappropriarsi dell’emozione e di superare le difficoltà di relazione”. L’unicorno dona le parole che gli adolescenti del centro diurno hanno trasformato in poesia e teatro. Aiuto: “Io uso questo spazio / per dire ciò che voglio / e per sfogarmi / perché so / che qui/ non posso essere giudicata”. La fiaba (in questo caso una rielaborazione che ricorda Cenerentola): “la bambina cade in depressione fin da quando le sue (sorellastre, ndr) la maltrattano e quindi trovò un modo pert sfogarsi: l’autolesionismo… Comincia con piccoli taglietti fino ad arrivare a fare un taglio profondo da cadere a terra”. Felicità: “Questa volta lasciate che sia felice / Non è successo nulla a nessuno / non sono da nessuna parte / Succede che sono felice / in quel piccolo posto detto cuore”. Amore: “Alcune persone non hanno cuore, come me / Però so amare ancora… / La mia aggressività è un’arma di difesa… / io non ho paura, questa è una virtù, non un difetto”.