La struttura per il “dopo di noi” ospiterà 5 giovani disabili. Uno dei primi esempi di trust
“Casa Partina è adesso anche casa nostra“. 4 giovani disabili stanno per unirsi a Stefano in quella che sarà, agli inizi dell’anno, la loro nuova abitazione. Nei primi mesi, in forma sperimentale, dal lunedì al venerdì per poi tornare nelle loro case di famiglia. Partina è pronta a diventare, quindi, una della prime esperienze di trust: la famiglia Tarchi ha messo a disposizione la sua casa per il figlio Stefano. Ma non solo per lui. Ci saranno anche altri 4 giovani che adesso frequentano il centro diurno “Isola che non c’è” a Bibbiena. La struttura sarà gestita dalla cooperativa sociale Koinè ed è il cuore del progetto zonale per il “dopo di noi” di cui sono titolari la Ausl, l’Unione dei Comuni ed il Comune di Bibbiena ed è finanziato dalla Regione Toscana.
Il teatro di Partina ha ospitato ieri sera un’assemblea di cittadini della frazione ai quali Elisabetta Pesci e Stefano Frasi di Koinè insieme ad Andrea Tarchi hanno presentato il programma di attivazione della Casa.
“Questo è un progetto pilota – ha detto Francesco Frenos, assessore alle politiche sociali del Comune di Bibbiena – che deve essere fatto proprio e sostenuto non solo dal paese di Partina ma dall’intero Casentino“. Valutazione condivisa da Elisabetta Pesci: “il tema del dopo di noi interessa l’intera comunità locale e non solo le famiglie direttamente coinvolte. Condividere questo progetto aiuta e sostiene una riflessione sui legami sociali e sulla solidarietà“.
In termini concreti: “in base alla norma – ha ricordato Stefano Frasi – la famiglia Tarchi avrebbe potuto attivare il trust solo per suo figlio. Invece ha messo a disposizione la sua casa ad altre famiglie i cui figli possono così condividere un ambiente familiare, sicuro, protetto e con attività personalizzate per ciascuno di loro“.