Le opere degli ospiti dei servizi di salute mentale del Valdarno in mostra dal 7 aprile nei negozi del Corso di San Giovanni e il 14 aprile andranno all’asta
1996: questa la data di nascita dell’atelier di pittura promosso all’interno dei servizio di socio riabilitazione della salute mentale in Valdarno. E’ vissuto tra scuole e Case del popolo, grazie all’associazione Aldebaran con Giulia Maria Monaci nel ruolo di formatrice. Dal 7 aprile una cinquantina di opere saranno esposte nei negozi del Corso di San Giovanni e sabato 14 andranno all’asta in un evento organizzato, alle ore 17, nella Biblioteca comunale di San Giovanni Valdarno.
E questo nell’ambito del mese di iniziative che Cooperativa sociale Koinè e Usl Toscana Sud Est hanno dedicato alla salute mentale in collaborazione con Federsanità, Airsam, Legacoopsociali e Conferenza dei Sindaci dell’Area Vasta.
“Quello che accomuna ogni partecipante – commenta Koinè – è l’ansia da prestazione che occorre gestire con delicatezza ma al tempo stesso con decisione, adattando tematiche e uso di tecniche pittoriche adeguate alle attitudini personali”.
Ogni partecipante ha un problema o un disagio mentale, sono adolescenti e adulti, con una fascia d’età compresa tra i 25 e i 60 anni. Sia donne che uomini.
Un foglio bianco può mettere nel panico ma si tratta solo di un foglio e la paura che genera si può superare provando e riprovando. “Cerchiamo di non far esistere il ‘non mi riesce’ ma il ‘ci provo’ e vediamo come si può fare per ottenere risultati soddisfacenti. Talvolta insistere con lapis e gomma, per ottenere quella perfezione inesistente, è spesso causa di frustrazione ed impedimento al fluire dei colori, forme ed emozioni cose che sono alla base della rappresentazione artistica. Per questo spesso e volentieri lavoriamo senza lapis e senza gomma, imparando a farne un uso moderato con il tempo”.
Osservare, trarre spunto dalla fotografia e, soprattutto lasciare perdere tutto: “un foglio, il pennello, i colori, una suggestione. E’ il momento di abbandonare schemi e impostazioni per permettere alla creazione di manifestarsi e di sorprendere per primo l’autore. Ripropongo di tanto in tanto questo sessioni per distendere le tensioni e per facilitare l’autostima individuale”.
Questo non vuol dire essere privo di tecnica. “Familiarizzare con le diverse tecniche pittoriche e i supporti, oltre che stimolare e divertire, sviluppa le competenze necessarie ad attivare le scelte più adeguate al tipo di progetto e alla propria personalità. Quindi nel corso degli incontri propongo l’utilizzo di questa o quella tecnica, obbligatoriamente per tutto il gruppo o dopo le prime sperimentazioni e a secondo dell’esigenza, individualmente. Anche laddove si dia la preferenza ai pastelli di varia composizione è importante imparare a destreggiare l’uso del colore attraverso le mescolanze, quindi lavorare con le tempere e gli acquerelli”.
Così le cartelle si riempiono di disegni, pitture e invadono gli spazi. “Non ha senso richiudere negli armadi la straordinaria valenza espressiva che questi lavori contengono. Diventa, quindi, un esigenza collettiva quella di esporre i propri lavori. Lavorare per una mostra diventa di per sé un progetto da percorrere collettivamente, portando ognuno il pezzetto di sé che vuole palesare. L’asta di raccolta fondi per autofinanziare l’atelier, realizzata al termine della mostra, rappresenta un passaggio necessario all’altrettanto necessario sviluppo del progetto”.