Carla Sanna racconta in un libro come ha sviluppato una rara patologia del sangue dopo il parto. La presentazione il 23 febbraio nella Casa dell’Energia
“Grazie a Francesco perché da un trauma come il mio si esce vivi solo grazie a un amore grande come il tuo, la tua spontaneità e la tua gioia. Mi hai dato il coraggio di alzarmi da quel letto e ricominciare a camminare e devo ammettere che alcuni passi li abbiamo proprio mossi insieme. Accudirti e rispondere ai tuoi bisogni è stata la cura migliore”.
Francesco non ha ancora letto queste parole. Il 29 maggio compirà tre anni e quando sarà in grado di capire, troverà l’inizio della sua vita in un libro, Emoglobina 14, che la madre Carla ha già scritto per lui. “Non sono una scrittrice e non voglio esserlo”. Carla Sanna è infatti una psicologa che si è laureata alla Sapienza di Roma, dove ha studiato lasciando la sua Cagliari e dal 2008 è socia della Koinè per la quale coordina il nido che la cooperativa sociale aretina ha nella città di Roma. “Sono una donna di 38 anni che ha visto la morte in faccia e ne ha sentito l’odore, passando dalla gioia di avere un figlio alla scoperta di avere una malattia rara. Desidero profondamente che questa mia testimonianza sia conosciuta e diffusa perché si sappia cosa è successo e quanto io e la mia famiglia abbiamo sofferto; desidero che le persone, leggendo queste pagine, si rendano conto di quanto possa essere forte una donna e quanto sia importante l’istinto materno”.
La sua storia è diventata, con il sostegno di Koinè, il libro Emoglobina 14, edito da Aracne Edizioni di Roma e che verrà presentato venerdì 23 febbraio, alle ore 16.30, nei locali della Casa dell’Energia in via Leone Leoni ad Arezzo. Interverranno, insieme all’autrice, Grazia Faltoni, Presidente della cooperativa sociale; Sandro Vannini, Difensore Civico della Regione Toscana e Stefania Polvani, sociologa, Azienda Usl Toscana Sud Est. Brani del testo di Sanna verranno letti da Antonella Ganino. Il libro verrà poi presentato il 28 febbraio anche a Roma nella sede dell’associazione Il Melograno in Via Saturnia 4/a.
La capitale è il luogo della storia di Carla Sanna. Arrivata in clinica per partorire naturalmente alla quarantaduesima settimana di gestazione, ha subito gravi lesioni a seguito di un parto cesareo sbrigativo, eseguito per salvare il bambino. Viene dimessa dopo tre giorni con un’emorragia in corso e rischia la vita innumerevoli volte, affrontando diversi interventi per suturare vasi sanguigni recisi nell’intervento. In seguito viene trasferita in un centro di ematologia per affrontare una malattia rara sopraggiunta a causa delle emorragie interne. Resta lontana da suo figlio appena nato per tre mesi, affidato nel frattempo alle cure del padre e dei nonni. Carla è sopravvissuta a una vicenda dolorosa e sconvolgente che ha portato conseguenze traumatiche nella sua vita; convive con la malattia, l’emofilia acquisita dopo il parto, che si porterà dietro per il resto dei suoi giorni.
Scrive Stefania Polvani nella prefazione: “attraverso la narrazione Carla (…) riporta la consapevolezza a ciò che è accaduto e ciò che ha da accadere; accende l’attenzione sulla necessità di cure personalizzate basate sull’ascolto e sulla relazione; ricostruisce il senso della sua storia; con la scrittura un po’ si cura e si guarisce, per curare e guarire altri, se possibile. Noi lettori, senz’altro”. Protagonista del libro è il bambino che ancora non sa di esserlo. Scrive Stefania Polvani: “Francesco ha una bella carnagione di porcellana, tanti capelli corvini di velluto. Si sente spesso nel libro il profumo di Francesco, insieme alla sua mamma che lo sogna mentre lui ne sente la sofferenza a distanza, Carla lo ha affidato alle cure e al coraggio di sua madre: non si sa chi delle due donne sia più dolce e più potente. È per Francesco che Carla sopravvive”.