Convegno in Prefettura, promosso da 100fiori, con Morcone e Bugli
“La Toscana è stata la prima Regione a sostenere un modello di accoglienza diffusa. E Arezzo rappresenta una coerente applicazione di questa scelta“. Mario Morcone, Capo del Dipartimento per l’immigrazione del Ministero dell’Interno: “siamo chiamati ad affrontare una situazione internazionale di una gravità tale che mai si era verificata dalla fine della seconda guerra mondiale. E i punti di crisi non sono solo Siria e Libia. Inoltre non manca chi soffia sul fuoco alimentato per bruciare un’idea di Europa più unita e più aperta. Oggi sono invece necessari sensibilità, generosità e coraggio politico“.
Morcone ha evidenziato come la presenza delle infrastrutture di accoglienza in Italia si sia progressivamente riequilibrata tra le varie regioni ed ha indicato nello Sprar, cioè nel sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, la best practice da diffondere: “rende protagonisti i Sindaci e quindi i Comuni, non è imposta e la sua accettazione da parte delle comunità locali è più semplice“.
Il Capo del Dipartimento per l’immigrazione del Ministero dell’Interno è intervenuto al convegno che si è tenuto ieri pomeriggio nel salone della Prefettura. Organizzato da 100fiori (il raggruppamento formato da Consorzio Isola che non c’è, Arci, Consorzio Comars, Oxfam e Associazione Pronto Donna), ha avuto al centro la tavola rotonda coordinata da Anna Meli dell’Associazione Carta di Roma e alla quale hanno preso parte i rappresentanti delle Conferenze dei Sindaci (quindi Maurizio Viligiardi, Daniele Bernardini, Alberto Santucci e gli assessori Barbara Magi e Andrea Bernardini) e i rappresentanti di Caritas, Croce Rossa, Fraternita dei Laici, 100fiori e Oxfam (Andrea Dalla Verde, Carlo Cigna, Giovanna Pucciotti, Gabriele Mecheri e Alessandro Bechini). Le storie dei rifugiati sono state raccontate da loro stessi attraverso cinque video messi a disposizione da Rai, Caritas, Oxfam e Arci.
In apertura, il Prefetto Alessandra Guidi ha sottolineato che “l’azione migliore per squarciare il velo della diffidenza su immigrazione e accoglienza è riflettere sulle concrete esperienze e sulle positive esperienze. Quello che abbiamo realizzato in questo territorio è un modello che funziona e funziona bene. Ovviamente c’è ancora molto da fare: ad esempio ancora un terzo dei comuni non hanno progetti di accoglienza e non registrano presenze di rifugiati. Da 13 comuni che fanno accoglienza siamo comunque rapidamente passati a 25, segno che è stato avviato un percorso d’integrazione e che Arezzo è una provincia all’altezza della sua storia di democrazia e solidarietà. Oggettivamente rimane ancora un sentimento diffuso di diffidenza verso lo straniero: è questo il principale ostacolo all’integrazione“.
Nella provincia di Arezzo abbiamo oggi 652 migranti, distribuiti in 78 strutture localizzate in 25 comuni della provincia. “In Toscana – come ha ricordato l’assessore all’immigrazione, Vittorio Bugli – ci sono 6.500 persone e 460 strutture. Il modello di accoglienza che abbiamo scelto funziona e adesso dobbiamo andare avanti. Riflettendo, ad esempio, sui Comuni che non ospitano: decisione che non è seria nei confronti di quelli che invece lo stanno facendo”. Anche per Bugli la pratica dello Sprar è la migliore ed ha sottolineato la necessità di avere un profilo dettagliato dei rifugiati: “sapere chi sono, conoscere la loro storia e le loro competenze, è fondamentale per mettere a punto sia progetti formativi che d’inserimento“.